LA SERIE A INDOSSA LA MAGLIETTA “GENOVA NEL CUORE”.


Si può accorrere festanti allo stadio per una
gara di calcio, vedere giocare i propri beniamini ed emozionarsi per un gol
fatto o subito, ma ci si può anche attraverso il pallone addentrarsi in
sentimenti profondi che sanno di solidarietà e di rispetto verso vittime innocenti
di questa nostra vita in cui l’uomo resta l’unico vero responsabile di ogni
cosa. E allora se è Cristiano Ronaldo
o qualsiasi altro calciatore o tifoso a esporre la maglietta “Genova nel cuore”, poco importa al
cospetto di ciò che è il grande significato del gesto. E così Genoa e Sampdoria
oggi si stringono alla propria gente nello stadio, dove una volta tanto il
pallone non ha il solo significato della vittoria a tutti i costi. Certo, si
gioca per il campionato e per gli interessi che toccano le due società,
tuttavia, in questo “Genova nel cuore”
c’è poco di genoano, poco di doriano e molto di genovese. Oggi nello stadio
Ferraris di Genova, la curva rossoblù starà in silenzio per i primi 43 minuti
di gioco. Già 43, come il numero dei morti di quella tragedia causata dal
crollo di un’ala del ponte Morandi. Un silenzioso messaggio che è l’eloquente
ringraziamento a Genova e a tutti i genovesi che si adoperano ancora oggi per
dare una mano alle persone e alle famiglie colpite dal lutto e dal dolore. E’
un pallone che ci piace, questo, un pallone che sa di vita prima ancora di squallidi
e stratosferici interessi economici. In fondo il calcio è un incontro tra persone.
Ognuno con la propria storia, con le proprie fragilità, con i problemi legati a
una quotidianità non sempre facile da vivere e che tramite la passione per la
propria squadra di calcio sa anche unirsi nel momento del bisogno. Al di là di
ogni colore sportivo e oltre qualsiasi ruggine e antipatia calcistica.
Salvino
Cavallaro