EPPURE CONTINUIAMO A CHIAMARLI “IMBECILLI”


Non è la prima volta e purtroppo non sarà
nemmeno l’ultima. E’ il cattivo e incivile gusto di fischiare l’inno avversario
prima delle partite della Nazionale Italiana. Anche ieri sera, prima del match
amichevole contro la Germania, allo stadio San Siro si sono uditi i fischi
durante l’esecuzione dell’inno tedesco. Ma, per fortuna, Buffon e compagni
hanno applaudito e sono stati da esempio alla maggioranza intelligente dello
stadio, che si è affiancata agli applausi dei giocatori azzurri. Dura la presa
di posizione del presidente dell’Uefa Gianni Infantino, il quale ha
stigmatizzato questo comportamento antisportivo e incivile sotto l’aspetto
educativo e culturale. Ma che cos’è mai questo modo becero di offendere la Madre
Patria altrui? E’ il chiaro segnale di una crescita che non c’è. Ma, per
fortuna, si tratta di una minoranza di spettatori che continuiamo a chiamarli “imbecilli”
per cercare di scavare in loro il senso di colpa che non hanno e che non li
sfiora nemmeno quando si accorgono dell’insegnamento educativo dell’altra parte
dello stadio, quello che per fortuna è più intelligente e capisce il netto
distinguo tra tifare per la propria squadra e al contempo non offendere l’avversario.
Si dirà sempre in maniera stupida e infantile, che è l’avversario ad offendere
per prima e dunque si deve rendere pan per focaccia. L’antagonismo sportivo o
di altra natura, non può portare a simili comportamenti di stampo razzista e di
gretta mentalità. Adesso è ora di crescere, di finirla con certi aberranti
comportamenti che di fronte al mondo ci macchiano un’immagine che non è certamente
quella espressa da pochi sparuti imbecilli capaci di fischiare l’inno
avversario. Se non si vuole applaudire, almeno si stia in rispettoso silenzio.
Solo così smetteremo di chiamarvi “imbecilli”. E sarà un successo!
Salvino
Cavallaro