MAI SOLI.


“Sono stato
del Toro, sono del Toro, sono felice di esserlo. Oggi lo rivedo in volti nuovi
ed anche se sconosciuti non mi sento uno straniero tra loro. Non pongo domande,
ho solo due desideri: vedere quanto prima realizzare il nuovo Filadelfia e
tornare a vincere uno scudetto. Filadelfia e scudetto che sottobraccio si
allontanano verso un pendio di Superga, dove troppe vite si sono fermate e
sussurrano: ce la faremo”. Aldo Agroppi.
Leggendo e rileggendo le parole scritte
dall’ex campione del Torino Aldo Agroppi, si evince una passione radicata nel
tempo che assume il tratto romantico di un personaggio che quasi sempre
rivive i suoi trascorsi come fossero ancora vividi nel tempo. Dire :“Sono stato del Toro, sono del Toro, sono felice di esserlo” è qualcosa che va oltre il minimalismo di ogni tifoso che, orgoglioso della
propria fede calcistica, spertichi ai quattro venti la propria passione. Qui,
in presenza delle frasi di Aldo Agroppi, ci
troviamo di fronte a qualcosa di più profondo che mette in evidenza l’incarnarsi
di una storia calcistica vissuta in prima persona e che si è allineata perfettamente al
significato della tragedia di Superga, “Dove
troppe vite si sono fermate e
sussurrano: ce la faremo”. Sì, ce la faremo a rivedere risorto il
Filadelfia e a rivincere lo scudetto, dice Aldo Agroppi, interpretando il
pensiero degli Invincibili del Grande Torino che vegliano da lassù. Un misto di
letteratura granata che s’interseca alla speranza e s'infiltra nell’anima attraverso le radici profonde di
una storia diventata poesia, romanticismo, senso di ogni cosa intraducibile che va oltre ogni deludente realtà contemporanea di un Toro che non vince più
uno scudetto da troppi anni. E forse sta proprio in questo, il manifestarsi di
quella dolce malinconia espressa da Agroppi, in un desiderio quasi viscerale di
godere ancora una volta ciò che altri vivono sistematicamente, senza quasi più
galvanizzarne il gusto della vittoria. Resta il fatto che questo “Mai soli”, scritto da uno dei più
grandi campioni del Torino di tutti i tempi, sia significativo di tante, troppe
cose che l’umano senso della galoppante superficialità non possa cogliere.
Salvino
Cavallaro